A Modena si cambia gestione?

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Fra mal di pancia e altro, il centro destra si compatta sul candidato sindaco della Lega. Speriamo, però, che non ci sia qualcosa sotto. Parafrasando Indro Montanelli qualcuno comincia a dire: - Turatevi il naso, votate quello che volete, ma non votate il M5S -. In effetti, come dargli torto, visto la fine che ha fatto la città di Roma?

 


Sono tante le possibilità che la poltrona del primo cittadino all’ombra della Ghirlandina cambi colore. Dal rosso fuoco della subito dopo guerra, al rosso tenue dei nostri giorni, si potrebbe passare a ridipingere lo scranno di verde. Sarà un bene, sarà un male? Solo vivendo noi e vincendo loro, il centro destra (e qualche alleato del momento), potremo saperlo. Al momento, però, c’è già un vincitore. Il partito di Matteo Salvini che ha imposto il suo candidato sindaco e chissà cos’altro. Ora a Modena, prendo a prestito il titolo del film di Luchino Visconti, c’è stata La caduta degli Dei. Quello che fu il partito di maggioranza dell’opposizione, il PDL, nato dalla fusione (con diversi mal di pancia, per poi essere digerito per interesse dei politici cittadini) di FI e AN, e ora di nuovo FI, viaggia intorno al 7/8% e forse gli basterà per eleggere due consiglieri. Per non parlare di FdI, che da quando non è riuscita a eleggere un consigliere comunale nel 2014, ha fatto parlare di se solo per annunciare nuovi debuttanti o conferme di precedenti dirigenti. Confortati dal risultato alle politiche 2018, sperano in una riconferma alle comunali per mettere la bandierina in consiglio comunale. Pertanto, al tavolo delle trattative questi due partiti di cosa avranno parlato? Io un’idea c’è l’ho, ma non la svelo, perché sarebbe troppo facile parlare di poltrone. Vedrete, che non mi sbaglio. Tornando agli alleati della presunta cordata alla scalata del Comune, non bisogna sottovalutare eventuali liste civiche. Ora, quella che potrebbe raccogliere maggiori consensi è sicuramente quella di Siamo Modena e la sua punta di diamante Valentina Mazzacurati, già dirigente dei giovani di FI e in procinto di uscire da un partito litigioso come non mai, a Modena. Apro una parentesi e mi riallaccio a quanto sopra detto: se FI è ridotta a così male, è forse colpa anche dei suoi capi che per anni hanno perso il loro tempo a litigare e cercare di accoltellarsi, accreditandosi come il meglio? Se il meglio, profuso dai capi bastone del partito locale è stato questo, figuriamoci il peggio! Chiusa parentesi. Comunque, queste saranno elezioni storiche per la nostra città, ma bisognerà aspettare ancora per dare giudizi. Vedremo i candidati e gli accompagnatori. Qualcuno, però, auspica la vittoria del candidato ancora da venire del M5S. Quale iattura per tutti i cittadini di Modena, visto i risultati della Raggi a Roma?

Terminiamo parlando della politica nazionale. Come recita il detto, non c’è mai limite al peggio. Alcuni esempi degli ultimi giorni ci danno l’idea in che mani siamo finiti. Non mi è particolarmente simpatico Emmanuel Macron. Lo considero un nato in provetta, voluto dai cosiddetti poteri forti francesi. Tuttavia, che il vice premier Giggino di Maio dica ai gilet gialli: – Non mollate, M5S è pronto a sostenervi -, mi sembra alquanto fuori luogo. Come già detto, mai interferire nelle politiche di altrui Stati Sovrani. Sì, perché scegliamo sempre la parte sbagliata e in questo siamo lungimiranti. I grillini sono gli eredi dei sanculotti francesi. Ma sant’Iddio, caro Giggino, perché non ti sfoghi a carnevale vestendoti con le braghe a strisce colorate e il berretto frigio e ti fai per il resto i c…. tuoi. Altra perla dell’inossidabile e sorridente  vice premier: – Oggi è un giorno storico, in 20 minuti il Cdm ha dato il via libera a una norma fondamentale che istituisce un nuovo welfare state in Italia -. Se è per questo, penso io, a fare c……, ci vuole anche meno. Per non parlare del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che si è fatto un video personale sulla cattura di Cesare Battisti, che a mio avviso è stato fin troppo ingigantito. Per par condicio devo dire che anche l’altro ministro, Matteo Salvini, avrebbe dovuto tenere ben altro profilo. Non potevo chiudere questa passerella con un doveroso cenno a un altro fancazzista e refrattario (come un prete vandeano) al lavoro che porta il nome di Alessandro Di Battista, al secolo Dibba. Chi paga costui e famiglia in perenne vacanza? Ah, giusto, gli daremo il reddito di cittadinanza!

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