25 Aprile – quando finì la festa

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Il 25 Aprile da solo non basta, se non si allunga lo sguardo fino al 2 Giugno, Festa della Repubblica e della Costituzione Italiana

 


Alla sera del 25 Aprile il partigiano si guardò attorno e vide la stessa Italia del 24 aprile.

Finita la sfilata, spenti anche gli ultimi festeggiamenti, il suono delle bande, i balli nei cortili e nelle piazze, scacciati i nazisti e i repubblichini, rimanevano le rovine della dittatura e della guerra: la morte, il dolore, la miseria, i dispersi, gli sfollati, ma soprattutto rimaneva lo stesso odio.

L’Italia era stata liberata, ma per costruire che cosa? Cosa mettere al posto di quella desolazione?

Altre nazioni, come la Russia, che pure pagarono un prezzo altissimo per combattere Hitler, non trovarono la strada della democrazia e della libertà.

La vittoria per loro non fu liberazione della tirannia.

E allora il partigiano fece un progetto per costruire il suo futuro: la Costituzione. Ecco perché il 25 Aprile da solo non basta, se non si allunga lo sguardo fino al 2 Giugno, festa della Repubblica e della Costituzione Italiana.

L’Italia ha saputo progettare una casa nuova, bella, aperta, giusta, a misura d’umanità; l’ha realizzata non sempre bene, ma soprattutto la sta menu tenendo male.

Oggi facciamo festa, ma bisogna farlo con le maniche rimboccate, tenendo presente che fra due punti passa un’unica retta e fra la Liberazione e la Costituzione passa un’unica strada diritta: quella della democrazia, della libertà e dell’umanità.

 

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